sabato 13 novembre 2021

Chiedetelo a Rory Gallagher.

La musica che non piace agli altri ha sempre qualcosa di magico. Sì, molto di più rispetto a quella che invece accomuna. Stessi gusti. Okay, molto romantico, come la casualità, come le coincidenze. Quella che piace soltanto a te e' diversa. 


È quella delle sette e trentadue del mattino e tu sei in macchina, prima della tempesta, a tre o quattro semafori dai sorrisi veri o falsi che siano ma che devono farti arrivare all'obiettivo, in fretta e prima che sia buio. 
È quella di quando tu sei un estraneo e più ti guardi intorno e più non fai altro che ripeterti che meno male. È quella che ti fa perdere il numero dei tramonti che hai visto da dietro quel vetro di quella finestra e invece volevi essere altrove, anche se sai benissimo che probabilmente anche in quell'altrove saresti quello stronzo dietro a una finestra pronto a perdere tramonti. 
È quella di quando non c'è nessuno o almeno può essere una scusa per non farci essere nessuno, è quel cartello "tu non puoi entrare, tu non puoi capire". Perché è bellissimo, quasi liberatorio, non essere capiti. Con chi te la vuoi prendere, con te? Più di sette miliardi di persone. Perché devi essere proprio tu. 
È quella di quando non dormi e poi ti svegli che è già giorno e non te lo spieghi, non lo sai come è che sei passato dai pensieri al sonno. Eppure, è successo. 

La musica che piace soltanto a te è una benedizione.  
Tutto il resto, on mute.

Si dice che una volta a Jimi Hendrix chiesero cosa si prova ad essere il miglior chitarrista del mondo. E lui, infastidito, rispose cosa mai ne posso sapere io, chiedetelo a Rory Gallagher.

- On Air: 

venerdì 27 febbraio 2015

Nel peggiore dei modi, a volte, è un modo bellissimo.

A cosa cazzo è mai servita una coscienza pulita. A dormire meglio, tanto non dormi uguale. Sarò un uomo migliore, è così facile dirlo, una volta che hai capito che ti sarà data un'altra possibilità per fallire ancora. Anche la più cattiva bestia nel cuore conosce la speranza. Non lo so se esiste davvero l'indifferenza, però esiste la stanchezza, la stanchezza del lottare contro i mulini a vento. E allora t'arrendi e lasci stare. E t'accorgi che è lo stesso vento che ti scompiglia i capelli sotto quel cielo rosso di tramonto mentre sorridi dei guai e delle cicatrici. A volte si tende la mano, così come i sentimenti, non tanto per afferrarne una ma per sapere se l'altro sarebbe disposto a prenderla. Si può fare a meno di tutti, nessuno escluso. S'impara, ci si abitua, controvoglia o meno. Non amore, non orgoglio. Si chiama sopravvivenza. Meglio i cuori stropicciati e usati male che quelli non usati affatto. Troppa sincerità vuol dire solo una cosa, che ormai non t'importa niente. 

È un peccato che quegl'occhi non amino mai per davvero. E si può avere nostalgia anche di cose soltanto immaginate e mai successe, amore mio. C'è sempre una ragione se qualcuno torna. Quasi mai è che gli manchi. Il sapore, quel sapere che ti sta cercando qualcuno ma tu ormai per quel qualcuno non ci sei più. Le gocce che scivolano giù lungo un calice di barolo. Non cercare di cambiare nessuno. Che ne so, m'aspettavo che la felicità fosse più divertente. C'è più sentimento in certe bugie che in mille spietate verità. Nessuno fa finta di niente. Si continua a prendere appunti, sempre. Finché poi, oh guarda un po', non eri che due righe. Non la rabbia i rancori i litigi, è la noia che porta altrove. Quella grandissima puttana della noia. Non lasciate il tempo di interpretare un silenzio, sbaglierai o sbaglieranno. Riempili quei silenzi, con ciò che vuoi davvero. Ai sentimenti affamati di pubblicità. A quelli, tu non credere. È amore anche il rimpianto di ciò che non è più. 

E se un giorno t'accorgessi che le parole d'amore a volte sbagliano destinatario, anche per una vita intera. 
Non sono gli altri ognuno si fa a pezzi da sè. 
Di quando sbagli tu. 
La tenerezza, del rimediare. 
Di me, che ci ricasco sempre. 
E poi sorrido.

Più che una promessa, la nostra era una scommessa. 
E si ama d'azzardo, amore mio, sempre. 

Non m'aspettare sveglio, faccio tardi, più che altro non m'aspettare.

sabato 11 ottobre 2014

D'amore non si muore, ma neanche si guarisce.

Una finestra sconfinata, nei tuoi occhi, se solo mi lasciassi prendere, per una ragione. Le sere in cui puoi mettere il cuore fuori ad asciugare e ritrovarlo al mattino, fresco e senza l'ombra di cicatrice. A volte quello che sembra rosso vivo a guardarlo bene è solo acquerello che va via presto. A Picasso, ho sempre preferito Modigliani. Cosa ne posso sapere io. E siamo due bugiardi, ma due bugiardi legati stretti. Che riconoscono presto le bugie uno dell'altra ma fan finta di niente, per non svelare le proprie. Tutta la deriva dei continenti, tra le costole. Notti di perché non rimani mai detti, carezze tra i capelli e che tanto poi parto non ci pensare. 

Dare un nome giusto ai legami è sempre servito di più agli altri che ai protagonisti di una storia. Certe cose succedono solo una volta nella vita e ci sono cose che somigliano a sentimenti e sentimenti sotto forma di persona. La confidenza estrema di potersi permettere l'invisibilità. Quello che ti frega dell'amore è che pensi sempre di non poter essere tu. E trovarci del blues tra le mie canzoni, dei pensieri come aeroplani di carta lanciati per chissà dove, una distrazione un po' più giusta delle altre. Sorrido sempre, quello sei tu. Tipo le cose dai bordi scuciti, i come i pezzi di cuore e i baci rubati a Nantes. Non far niente per farsi accadere, era questo il nostro peccato. E per fortuna i desideri se ne fregano di quanto tu possa impegnarti a non volerli. 

Nel bene o nel male, se sei l'eccezione, ci sei riuscito. Non importa quanto sei stato cattivo, mi hai detto che era quella notte a Rotterdam o Berlino non ricordo più, non importa, incontri qualcuno e inizi una nuova vita. E poi mica lo sai che nell'altra eri davvero tu, hai detto. Quando sei perso nei silenzi di qualcuno, l'unica cosa che ti rimane da fare è aspettare che quel qualcuno ti venga a prendere. Quelli che si amano li riconosci qualsiasi cosa stiano facendo si stanno aspettando. 

Tra tutte le storie i per sempre sono quelli che si ricordano meno. Non può un ricordo sporcare un'esistenza. Col tempo ci si concentra sui dettagli e si perde di vista che, nonostante il tempo, certi amori non smettono di esistere. Il passato non si può cambiare ma puoi decidere tu se questo sia qualcosa che ti spaventa o ti rassicura. Quando hai l'anima incasinata e tu non sei ancora pronto per metterti a posto, quella deve essere la felicità. Resta o vai via, ma non tenere mai qualcuno con te se poi cerchi qualcos'altro, hai detto. I sentimenti che muoiono nella continua ricerca di un loro senso, l'orgoglio che fa perdere di vista il risultato, il nostro saper scegliere chirurgicamente cosa non dire per non mentire. 

Non voglio amare mai più, la bugia più dolce che t'abbia mai sentito dire. 

Per quanto possa essere fatto a pezzi un cuore, ci troverai sempre al suo interno la prospettiva dell'infinito. Ti ho messo al sicuro tra le cose che non si possono raccontare ma soltanto vivere sulla propria pelle. E tu spera sempre di non finire tra le cose perdute perché capite troppo tardi.

Certe labbra son capaci di dire di tutto, anche addio. 
E poi, migliaia di chilometri dopo, accorgersi che t'ameranno sempre.

martedì 20 maggio 2014

Appartenersi, non si decide, è così e basta.

I labirinti sulla pelle, le autostrade tra i cuscini, le attese da sciogliere. Quanto può essere dolce una notte senza sonno. Ognuno ama come può. I più fortnati lo fanno senza accorgersene. A furia di leggere tra le righe si finisce per affogarci dentro. Le persone non cambiano. Ti abitui, fino a non farci più caso, fino a convincerti. I vuoti dentro li può riempire soltanto chi li ha creati. Esserci sempre o quasi, per non darsi per scontato. Calze smagliate e calze che vale la pena smagliare, il post punk inglese. Non perdere mai l'occasione per sembrare migliore degli altri, l'esserlo davvero. La pace in amore che non esiste, il tempo necessario per preparare un nuovo campo di battaglia. Gli amori che finiscono molto prima di trovare la scusa giusta per lasciarsi. I non detti e il diventare le parole che ti tieni dentro. Salutarsi di corsa come se si avesse altro di più importante da fare e poi passare tutto il tempo a mancarsi. Incontrarsi, una roba da tutti. Tu, riconoscimi. L'inseguire che prima o poi stanca e se non stanca cambia ciò che vuoi tu davvero. Tutto quello che tanto prima torna, a parte le volte in cui non c'eri. Perché se quelle tornano è soltanto per ricordarti che avresti dovuto esserci. Dimenticarsi e fare finta di averlo fatto soltanto per dare un senso ad un'assenza. Le mancanze che fanno sembrare sempre il cuscino mezzo vuoto, l'amore che insegna che non può essere uno qualsiasi a riempirlo. Cuori e catastrofi, così per ricordarti che devi ricominciare. Aspettarsi svegli solo per dirsi che no è troppo tardi ormai per parlare. Milano che è sempre lì in mezzo qualsiasi aereo prenda per venire da te. Il tempo perso ad inseguire altro, il tempo perso a inseguire niente. L'amore ad alta voce a cui io non credo mai, le mie canzoni senza voce che tu non ascolti. Volersi diversi, volersi troppo, non volersi per niente. Fossimo soltanto disposti ad essere migliori l'uno per l'altra. Quel dover apparire forti che ci faceva a pezzi dall'interno. I temporali non autorizzati e ridere sotto la pioggia. Per quel che vale, così come viene. Poi, la capitale. Le domande che non meritano risposte, domande stupide a cui non puoi rispondere con la verità. La tua sciocca pretesa di far luce nel mio cuore buio. Tra Parigi e la luna. E se poi non ci fosse bisogno di nascondersi. Gli orizzonti che disegnavo nei tuoi occhi quando tu non guardavi, la mia prima vera direzione in comune. E quando non sono riuscita a dire niente. E a volte piove soltanto dentro. Un ombrello al contrario, il sorriso. Le pozzanghere, ai bordi nelle periferie degli sguardi. Perché quando si ha qualcosa da proteggere si diventa fragili. Se solo tu non fossi stato quel disastro bellissimo che stavo cercando. Troppo facile essere indispensabili. Prova tu, piuttosto, a restare quando nessuno ha bisogno di te. Il tempo che passa sempre troppo in fretta quando ci si tiene tra le mani. Di segnali sbagliati nelle intenzioni, ci si può perdere e non trovarsi più. Non mi ricordo se era questa via o l'altra quella che porta da te. I grovigli di occasioni perdute, da buttare nella Senna. Le cose capite soltando dopo le loro conseguenze, le cose lasciate in sospeso come lame che al primo luccichio già sai che ci passerai il dito. Le cose come i sentimenti. Se solo quel giorno ci fossimo lasciati stare. 

Essere infrangibili e non sentirsi mai soli, dimmelo tu com'è che si fa.

On Air: Brian Crain - Wind

mercoledì 2 aprile 2014

A mettere i sogni nelle mani di qualcuno ci si perde il sonno.

Le persone non cambiano. Imparano a fingere, ma è diverso. I cuori infranti si riconoscono dal loro essere convinti di non aver bisogno di un abbraccio, anche se costantemente poi lo cercano. Ci costruiamo una corazza, per essere preparati, per difenderci. E quando arriva una carezza neanche ce ne accorgiamo. Essere bravi a nascondere le proprie debolezze è una condanna che ti rende vittima e carnefice, allo stesso tempo. 

La pioggia lava i ricordi e quando smette, come succede con gli occhi lucidi, si amplificano i riflessi di ciò che resta, indimenticabile. La rabbia è come quei graffi non guariti del tutto. Non ci fai più caso, ci passi le dita, tiri via la crosta e ricominciano a sanguinare. Non credo nelle pagine che volano via, credo nelle parole che anche se cancellate lasciano i solchi nel tempo a venire.

L'amore è sempre giusto, al massimo è il destinatario quello ad essere sbagliato. Mi dicevi, dai tuoi di anni ai miei che erano quasi la metà. 

C'è differenza tra sentirsi interi ed essere completi. Un cuore deve incastrarsi ad un altro, per non battere a vuoto. Mi dicevi, tra le mani, gli abbracci a sei corde ed i legami visibili soltanto a noi due.
 
Guarda bene quello che provi, guardati dentro, prima di calcolare le distanze. 
Mi dicevi. Ed io non c'ero già più.

Basta non dire la parola giusta una volta soltanto, quella volta soltanto, e due esistenze prendono strade diverse. E io forse, i tuoi occhi tra la gente, li ho cercati per una vita intera. E allora ti tengo lì, tra le cose accadute e quelle che devono ancora accadere. Per fermarti o lasciarmi fermare, quando mi vien voglia di mandarti via. 

Tu, che non sei come tutti gli altri, fammi libro da leggere.
E trovaci scritti, l'uno accanto all'altra, soltanto nelle frasi felici.

On Air:  Bon Iver - Holocene

lunedì 3 marzo 2014

Niente inganna gli occhi quanto l'attesa.

Questo essere distanti anni luce ci farà vedere più buio di quello che già c'è, dicevi. Più che i sentimenti colorati, dovrebbero inventare quelli biadesivi, dicevo. Certi silenzi non si inventano per caso, si costruiscono per chiudersi dentro e poi sta agli altri decidere da che parte del muro stare. Siamo un lieto fine senza libro. E ora non sappiamo più in quale pagina trovarci. Dei nostri sbagli messi in mostra come giustissimi atti d'amore, ne faremo medaglie o cicatrici. Un mare scuro di rabbia, fuori e dentro, la pioggia sui vetri che se almeno fossero occhi saprei come venirti a prendere. Le mie frasi senza senso, ciniche e spietate, come segni di catene sui polsi ormai liberi e che poi si perdono in carezze. I tuoi dubbi stretti tra le ciglia, le ali stanche messe a riposare in soffitta insieme alle promesse non mantenute, le notti con le lune storte e tutte quelle cose che vogliono tentare d'essere ma tu hai ancora l'anima addormentata e allora passano, senza lasciare traccia. Senza di te. 

Daremo la colpa alla nebbia se siamo spariti.

Alle mancanze prima o poi ci si abitua, dicevi. Certo, dicevo, solo che di solito è un prima o poi di qualcun altro. E nascondevo tutta Lione sotto il cuscino e confondevo le tracce. Portami con te, ma forse non te l'ho mai detto, anche quando chiudendo gli occhi lasci tutto il resto fuori. Il mio vestito blu sul pavimento e i pensieri danzanti che attraversano a piedi nudi le strade sotto la tua pelle. Le ferite da foglio di carta sono da mettere in conto quando si ha a che fare coi sentimenti frastagliati. Il tempo. Il tempo le curerà tutte. No, il tempo rende insensibili ed è diverso, dicevo, ma di aspettare aspettavo lo stesso. 
Avere qualcosa contro cui combattere rassicura. 

Cresceranno spine sulle corde della tua chitarra. 
Col cuore in penombra, tu cerca la rosa. 

sabato 1 febbraio 2014

Di quando.

Di ricordi come fogli di carta bagnati, ché se cerchi di aggiustare tutto passandoci le dita rischi di strappare via persino te. Di viaggi da fermo, che non sai da dove iniziare e neanche come finire ma non t'importa, ti serve solo un pretesto per essere altrove. Di spalle giuste per incastrarsi coi volti e nei respiri. E rimamere lì, perché quella è la vera meta del viaggio. Della tristezza che va sfumata, come quelle vecchie canzoni che disegnano sorrisi sul giradischi.

Di quando uno intorno alle parole ci gira e ci rigira per trovare il modo migliore per dirle, ma poi si perde ed è silenzio. Di quando ci si ritrova ad aspettare, mentre tutto quello che vuoi succede dentro ad una finestra che non è la tua. Di quando è come se ci conoscessimo fin sotto la pelle, col nostro giocare a nascondersi e col nascondersi per essere trovati.

Di quando si è lontani da diventare invisibili, soltanto per disegnarci di nuovo ogni volta che ci guardiamo. Di quando tutto il resto sbiadisce fino a sparire, un po' come la prima volta che ci siamo presi per mano. Di quando due solitudini vengono cucite insieme, per essere soli ma in due e per far male quando si cerca di strapparle via.

Di canzoni che ormai conosci a memoria ma che rimangono con la meraviglia di trovarci cose nuove ogni volta che le ascolti. Di finestrini laterali e di nessuna visione frontale, in cui quello che è adesso si perde nelle sfumature che non sai cogliere. Di cieli aperti scoppiati nella vita di qualcuno, per sbirciarci dentro. Di sorrisi come sapone per togliere il grigio alle nuvole.

Di quando gli errori migliori sanno di salsedine e del mare chiuso dentro a quella parola che non riesci a pronunciare. Finiremo per non sentirci più le mani, finiremo per non sentirci più tra le braccia, finiremo per non sentirci più. Come se accarezzando le tue linee d'ombra potessi sfuggire ai contorni del mio vivere controluce. Di quando non serve discutere, basta aspettare che cambi idea da sola. Di quando l'amore diventa un mangiare rose non curandosi delle spine che ti rimarranno sullo stomaco.

Di notti passate a guardarti disegnare i domani ad occhi chiusi e di mattine in cui mi son ritrovata tratti di matita sulla pelle al risveglio. Della promessa di non farci accadere per conservare intatti tutti i nostri per sempre. Delle promesse che, per fortuna, non sappiamo mantenere.

Di quando le mie parole nei tuoi occhi, nei miei occhi Tu.

Chiedetelo a Rory Gallagher.

La musica che non piace agli altri ha sempre qualcosa di magico. Sì, molto di più rispetto a quella che invece accomuna. Stessi gusti. Okay,...